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"In-Differenti Tempi" 

Il progetto esplora la peculiarità che i conflitti assumono nella loro trasmissione mediatica e, cioè, la capacità di alimentare in chi riceve l’informazione una sorta di assuefazione al dramma vissuto dalle altre genti, che sono geograficamente distanti, percepite come appartenenti ad altre dimensioni esistenziali e valutate in altri tempi storici.In “In-Differenti Tempi”, questa riflessione viene mostrata, raccontata, non attraverso la riproduzione diretta della violenza, ma come dimensione della indifferenza e il rumoroso silenzio, che i conflitti possono lasciare dietro di se, nonostante la capillare informazione. Di fronte al flusso costante di notizie il rischio è quello della desensibilizzazione: la tragedia diventa statistica e l’empatia si affievolisce. Infatti, l'esposizione continua di comunicati informativi e stimoli digitali a ritmo vertiginoso può portare a un sovraccarico sensoriale. Il cervello umano ha un limite di capacità nell’elaborare informazioni e di processare emotivamente un evento. Questo determina un meccanismo di difesa, attraverso il quale si cade nella indifferenza. E’ anche vero che quando il desiderio, e mi riferisco all’attaccamento ai beni materiali e alle “esigenze” edonistiche, che caratterizza il nostro vivere quotidiano, si trasforma in necessità, ogni accadimento, anche tragico, passa in secondo piano. L’obiettivo del progetto è di comunicare, attraverso dipinti di grande dimensione e con una idea installativa, una esperienza visiva diretta, che renda manifesto gli aspetti psicologici, sociali, economici che creano di fatto una distanza emotiva e una sorta di “anestesia collettiva”, di fronte “ai mali del mondo contemporaneo”. L’intento vuole promuovere valori di tolleranza, rispetto reciproco e comprensione interculturale, sola premessa per la convivenza di differenti culture.   

                                              "In-Different Times"

 

The project explores the peculiarity that conflicts assume in their media transmission and, that is, the ability to feed in those who receive the information a sort of addiction to the drama experienced by other peoples, who are geographically distant, perceived as belonging to other existential dimensions and evaluated in other historical times. In "In-Different Times", this reflection is shown, told, not through the direct reproduction of violence, but as a dimension of indifference and noisy silence, which conflicts can leave behind, despite the widespread information.Faced with the constant flow of news, the risk is that of desensitization: tragedy becomes statistics and empathy fades. In fact, the continuous display of information releases and digital stimuli at a dizzying pace can lead to sensory overload. The human brain has a limit in its ability to process information and to process an event emotionally. This determines a defense mechanism, through which one falls into indifference. It is also true that when desire, and I am referring to the attachment to material goods and hedonistic "needs", which characterizes our daily life, is transformed into necessity, every event, even tragic, takes a back seat.  The aim of the project is to communicate a direct visual experience, which makes manifest the psychological, social, economic aspects that create an emotional distance and a sort of "collective anesthesia", in the face of "the evils of the contemporary world". The intent is to promote values of tolerance, mutual respect and intercultural understanding, the only premise for the coexistence of different cultures.

 

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